Non lasciare che il tuo business soccomba alla pandemia, approfitta di questo periodo per fare il punto della situazione e capire dove e come migliorare.
In questi giorni di pandemia da COVID-19, l’Italia intera si è fermata e tutte le piccole e medie imprese del Paese sono in standby, in attesa che la situazione migliori e si possa tornare tutti alla normalità.
Ma siamo sicuri che, prima di questa pandemia, non fossimo già tutti un po’ malaticci?
Alibi e scuse
Già prima della diffusione di questo nuovo Coronavirus, vicino a imprenditori, aziende e imprese che andavano a gonfie vele, ce n’erano molti, come testimoniano i dati, che navigavano a vista.
Una caratteristica degli esseri umani è incolpare sempre qualcuno per i propri mali: il mercato, la concorrenza, lo Stato, la sorte, Dio e compagnia bella. E adesso, con una pandemia in atto, trovare il colpevole di tutti i mali è ancora più facile: il virus! Se le cose vanno male è colpa del virus! Se saremo costretti a chiudere sarà colpa del virus! Per colpa di questo virus andremo a gambe all’aria! E via dicendo.
Ok, è colpa del virus. Ma quando tutto questo marasma pandemico sarà finito, cosa faremo? Continueremo a cercare nuovi nemici da attaccare a cui aggrapparci per giustificare i nostri insuccessi o proveremo a rialzarci da soli, senza alibi né scuse?
Digitalmente inadeguati
L’Italia è quint’ultima nella classifica europea per digitalizzazione (sia per le imprese, sia per le famiglie, sia per la Pubblica Amministrazione). Questo ranking negativo incide notevolmente sulla produttività e, di riflesso, anche sul modo di pubblicizzare la propria impresa, azienda di famiglia o attività come libero professionista.
In testa a questa classifica, ci sono Finlandia, Svezia, Danimarca e Paesi Bassi – lo diciamo così, en passant, magari a qualcuno venisse voglia di prendere spunto da questi Paesi.
Alcuni dati
L’ultima analisi di Cerved che mappa le aziende resilienti (quelle che negli ultimi dieci anni hanno sempre avuto performance positive) ci aiuta a fare chiarezza. Delle 771 aziende resilienti la maggioranza relativa (il 27% circa) si trova in Lombardia.
Anche dal punto di vista settoriale, i dati offrono tendenze piuttosto chiare: la presenza dei campioni della crescita resiliente è relativamente più alta nei settori anticiclici, come la sanità (2,7%), l’alimentare (2,2%) e la chimica-farmaceutica (1,2%). La presenza è, invece, più bassa nelle attività manifatturiere maggiormente soggette al ciclo economico, come metalli, abbigliamento, plastica, meccanica e automotive.
Come possiamo vedere, il settore “Informazione e Comunicazione” è cresciuto del + 1,15%, ma quante aziende negli altri settori ne hanno usufruito?
Perché diffidiamo del marketing e della comunicazione
Uno dei problemi più grandi è che in Italia c’è una diffidenza, di base irragionevole, verso le novità, verso la tecnologia, verso la resilienza e lo studio di nuove forme di marketing.
Sicuramente tutti sanno, con ragionevole approssimazione, l’importanza di una buona strategia di marketing, ma poi in concreto, si limitano ad azioni per di più sconnesse tra di loro, vanificando ogni speranza di ottenere risultati. E non esistono risultati senza strategia.
È da questa mancanza di risultati che nasce la diffidenza nei confronti del marketing, online o offline che sia. Ma la mancanza di risultati sono dovuti all’ignoranza e all’incapacità di agire, alla poca resilienza e alle scelte sbagliate adottate e senza alcun tipo di strategia.
La necessità di conoscersi e differenziarsi
Per fare un esempio: tutte (o quasi tutte) le attività, le aziende, le imprese e compagnia belle sono presenti sui social “perché i social sono il futuro bla bla bla” ma, in realtà, quasi nessuno sa cosa farsene in concreto e affidano la gestione del proprio profilo social aziendale alla segretaria, al figlio dell’amico, allo smanettone di turno, allo stagista, eccetera. E il risultato qual è? Nessuno!
E non ci potrà mai essere alcun risultato positivo, perché i social (così come uno spot video, un set di foto, il sito internet, la strategia, il marketing, la vendita) sono solo una parte di quel complesso di azioni collegate tra loro e che devono svolgersi secondo un determinato sistema composto da:
- Linguaggio comune,
- Conoscenza,
- Resilienza,
- Determinazione,
- Competenze
Prima di buttarsi in qualunque attività è necessario conoscere l’identità del business che si vuole affrontare. Bisogna conoscersi e prendere coscienza di quella che il business coach Giannicola De Antoniis chiama ‘Singolarità’ e che potrebbe essere riassunta in un’unica domanda:
“Per quale motivo un Potenziale Cliente dovrebbe scegliere Te invece che un Tuo Concorrente?”
Giannicola De Antoniis, Buisness Coach.
Singolarità
Questa preziosa collaborazione, tra Clouds Industry e Giannicola De Antoniis, ci permette di esprimere il nostro contenuto creativo al meglio, in un sistema organizzato step-by-step costruito intorno alla singolarità del cliente, favorendo così delle azioni sistemiche, organizzate e collegate tra loro, piuttosto che delle azioni saltuarie e scollegate.
Piccoli consigli per far sopravvivere il tuo business alla pandemia
Nell’attuale situazione italiana, con una pandemia appena scoppiata e che non sappiamo quanto durerà, senza certezze, ma con tante angosce per la nostra salute e per le tasse che si devono continuare a pagare, per i clienti che non comprano, per i Mercati in subbuglio, il nostro piccolo mondo confortevole sembra essere scomparso. L’unica arma che abbiamo e fare rete o, quanto meno, aiutarci. Smettere di farci la guerra e lavorare insieme verso un obiettivo comune.
Come vogliamo aiutarci, allora?
Nel nostro piccolo, noi vogliamo darvi qualche consiglio per orientare la comunicazione del vostro business in questo periodo di crisi e non farvi trovare impreparati al post-pandemia.
Immaginate se la vostra azienda di magliette restasse chiusa per 3 mesi, che fate? Piccolo suggerimento: potete lanciare una campagna di pre-ordine online con un nuovo modello di t-shirt.
Se avete un bar? Potete iniziare una web-series casalinga di preparazione cocktail alternativi, quando tutto sarà finito magari il “Whi-vid-19” diventerà la bevanda più richiesta nel vostro bar.
Siete un parrucchiere? Lanciate una serie di tutorial su come prendersi cura dei capelli da casa con rimedi home-made.
Siete un negozio di alimentari selezionati, per esempio tartufo o prodotti tipici? Valutate l’idea di aprire un piccolo e-commerce da cui i vostri clienti possano ordinare i vostri prodotti e riceverli direttamente a casa. Condividete anche sui vostri canali social tante ricette buone che si possono realizzare in casa con i vostri prodotti.
Siete un dentista? Che ne dite di una serie di contenuti su come prendersi cura del cavo orale anche in tempi di isolamento?
Ci sono Tante cose che si possono fare con l’immaginazione, e poi naturalmente si passa all’azione, mettendo tutto a sistema, e grazie alla tecnologia moltissimo si può fare da casa.
Ecco come stiamo aiutando i nostri cliente in questo marzo 2020 (da remoto grazie allo smart-working)
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Cavalca il cigno nero
Un esempio “clinico” arriva da Andrea Porcu, direttore generale del Centro Medico Santagostino.
Ecco cos’ha scritto pochi giorni fa sul sole 24 ore
L’epidemia di Coronavirus è un cigno nero esponenziale che genera altri cigni neri “esponenzialmente”. L’epidemia (che forse sarebbe ora di chiamare pandemia) purtroppo distruggerà vite umane e aziende, ma darà anche enormi opportunità a chi saprà comprendere e agire rispetto a ulteriori cigni neri che man mano si presenteranno.
Parto con due definizioni che ci aiuteranno nel successivo sviluppo dell’intuizione:
– per “cigno nero” si intende un evento non prevedibile, con impatti notevolmente rilevanti per il sistema su cui impatta (come riferimento bibliografico Nassim N. Taleb “The Black Swan: The Impact of the Highly Improbable” del 2007);
– per tecnologie (e in genere prodotti, servizi o soluzioni) ad “impatto esponenziale” si intendono quelle innovazioni che nei prossimi venti o trent’anni, porteranno a grandi transizioni per il business e per l’umanità. Dall’intelligenza artificiale in sostituzione/integrazione di molte professioni alle automobili a guida autonoma. Da sistemi di immagazzinamento di energia con ordini di grandezza di efficienza superiore rispetto agli attuali a sistemi di mappatura genetica istantanea a basso costo (come riferimento bibliografico: Clayton Christensen “The Innovator’s Dilemma: When New Technologies Cause Great Firms to Fail” del 1997 e, più in generale, tutta l’attività di ricerca, formazione e divulgazione che molti istituti universitari e centri privati fanno sul tema, tra i vari ad alto livello in termini comunicativi ricordo la Singularity University su.org).
Sono tutti cigni neri, prima uno, poi due, poi quattro, poi otto… esponenzialmente; ci troviamo sottoposti ogni giorno come ecosistema di persone e aziende a fenomeni nuovi, del tutto nuovi in alcuni casi, su cui siamo chiamati ad agire senza averne pianificato o ipotizzato l’effetto delle nostre azioni. Questo può essere devastante per il nostro business, ma può anche essere una grande opportunità.
Noi al Santagostino abbiamo ad esempio portato oltre due terzi delle terapie psico on line in video in 48 ore con soddisfazione dei clinici e dei pazienti, sviluppato e rilasciato una chat di medicina generale a supporto delle persone con dubbi e necessità di supporto per il coronavirus, lanciato videoconsulti in un numero crescente di specialità, cambiato i nostri processi per migliorare i livelli di sicurezza di pazienti e personale.
Stare fermi, davanti a una serie esponenziale di cigni neri, non può che portare a un disastro annunciato.
Siate pronti
Quando tutto questo sarà finito, noi di Clouds Industry ci faremo trovare pronti. E voi?
Al momento siamo naufraghi nello stesso mare, siamo umani anche noi (proprio come voi) e con umanità “navighiamo” a vista, la differenza è la capacità di ciascuno nel saper guardare lontano.
Fonti:
Il Sole 24 Ore - Hootsuite- Cerved